Breve viaggio (tra sogno e realtà) alla scoperta di alcuni aspetti della Forma Antica dello Stile Yang

Settimo Capitolo

Jian, per niente sorpreso, al contrario di me, da questa incredibile scena si gira verso di me dicendo: <<Bravo, il professore!  Hai capito? Il Tai Chi Chuan sembra una cosa da niente, ma se lo vuoi scoprire veramente, in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue implicazioni, se lo vuoi praticare veramente, non basterà una vita. Forse per questo è bello ed importante insegnarlo, farlo conoscere. Perché così l’allievo, se vuole, può continuare la ricerca, il percorso, il Lùjìng intrapreso dall’insegnante. E’ questo il suo bello! E’ così che il Tai Chi Chuan si perpetua: grazie a chi lo insegna e, insieme agli allievi, lo apprende!>>

Il tram si ferma. Jian mi abbraccia e mi saluta. <<Questo viaggio è finito, ma tu continua a cercare altri percorsi, sii curioso. Per tornare a casa vai diritto per di qua.>>. E mi indica un cartello stradale con sopra scritto “Via Della Forma Yang”.

<<E’ la via principale. Percorrila tutta, se riesci. Intanto ti lascio questa breve nota. Leggila attentamente! Mi raccomando! Tong Xue Men Zai Jian!>>.  Estrae la sua spada luminosa e si sistema il cappuccio, scoprendo il volto.

Ma dai! Non è possibile! Ma non era cinese? Ha la mia faccia! Come diceva mia madre, è uguale uguale, “ ’na stampa e ‘na figura!”. Ecco perché mi sembrava di averlo già visto!                     


Non mi sono ancora riavuto dalla sorpresa, che Jian/Michele scompare nell’oscurità mentre mi dice: <<Zàijiàn(
再见), arrivederci, devo affrettarmi per tornare al mio paese in Sicilia!>>.  Ma cosa dice? Un paese di Cinesi in Sicilia? Dai, non ci credo!.

Mentre rifletto, sento avvicinarsi una voce che declama nel buio:

“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l’ire e i giovenil furori
d’Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano”.
(Ludovico Ariosto, L’Orlando Furioso)

Quando arriva sotto alla luce di un lampione mi accorgo che si tratta niente meno che di un pupo siciliano, tutto vestito di raso blu profilato d’oro, con un gran pennacchio blu che mette in risalto una grande aquila dorata in cima all’elmo. Anche l’armatura è dorata e lo scudo è ornato anch’esso da una grande aquila d’oro. La spada è di un acciaio che scintilla anche sotto la debole luce artificiale. Senza fermarsi mi dice: <<Orlando Furiusu sugnu. E tu c’ha crìdiri! ‘n Sicilia tanti genti trasèru, vinennu d’ogni banna. Pi mari e pi terra. E perciò avimu puru Cinisi! Hai ‘a caminari pi centu e ottu passi, m’arraccumannu centu e ottu – e po’ giri a manu dritta e ‘ncocci a Cinisi. Ma gira! Nun fariti sviari, masannò si giri dopu centu passi, sempri a Cinisi finisci, ma ni li sgrinfii di li Sawariqàh, li Saracini, ca usano la scimitarra e no la spata. E pi suprammisura hannu assai “mo’afiah”. Perciò centu e ottu. Gira a centu e ottu.>>.
(traduzione: “Io sono Orlando Furioso. Tu ci devi credere! In Sicilia sono entrate tante popolazioni, da ogni dove. Per mare e per terra. E perciò qui ci sono anche “Cinisi”. Devi percorrere cento e otto passi – mi raccomando, cento e otto – e poi gira a destra e trovi “Cinisi”. Ma gira! Non farti sviare, altrimenti se giri oltre i cento e otto passi, finisci sempre a “Cinisi” ma nelle mani dei Sawariqàh, i Saraceni, che usano la scimitarra e non la spada. Ed inoltre sono baldanzosi e crudeli. Perciò cento e otto. Gira a cento e otto.”)

E, sferragliando più del tram, il paladino svanisce nel buio, declamando:

”E tratto dalla collera avventosse
Col pugno chiuso al Re di Sericana;
E la man destra in modo gli percosse,
Ch’abbandonar gli fece Durlindana.
Gradasso, non credendo, ch’egli fosse
Di così folle audacia, e così insana
Coltolo all’improvviso fu, che stava a bada,
E tolta si trovò la buona spada.”
(G. D. Pierotti, Giardino del Parnaso, vol. II, La discordia nel campo del Re Agramante)

In verità sono un po’ (tanto) stordito! L’immagine, o meglio, il concetto di spada mi insegue: quella di Jian/Michele uguale a quella di Jedi; Durlindana, la spada magica di Orlando, sorella di Excalibur e la scimitarra dei Mori. Mi giro e vedo un grande poster di Cheng Man Ch’ing che mi punta con la sua spada.                                               

Ora che ci penso: ma il grande Maestro punta me o mi vuole indicare una strada, un percorso, un Lùjìng?
In effetti la sua spada è puntata diritta ad indicare la direzione di Via della Forma Yang.                                 
Evidentemente deve essere questa la strada da percorrere, per tornare a casa!
Il tram 108 si sta allontanando verso il deposito e mi accorgo di essere rimasto solo.

Mi accorgo anche di stringere tra le mani una pergamena fitta fitta di ideogrammi cinesi.                        

Sto cominciando a leggere (vi ricordate? Nel sogno io capisco il Cinese, anche scritto!) ma Iris, la mia cagnolina, salta sul letto e mi sveglia.

*********

Dopo colazione apro il computer.

Mentre controllo la posta mi ricordo del sogno.

Allora digito “Forma 108 Yang” e leggo:

Forma 108 Yang

“La Forma Yang Antica è una sequenza ininterrotta di 108 figure ed è divisa in tre parti che hanno un significato simbolico. Anche il numero 108 in realtà è simbolico e si riferisce all’individuo, là dove il 27 è il cielo e il 54 la terra. Nel rosario buddhista, per esempio, i grani sono 108.

  • La prima parte della forma è: Terra, Madre, Femminile, Ricettivo, Eros, Vuoto, Flessibilità, Accoglienza, Umidità, cioè tutto ciò che è riconducibile al principio dell’energia femminile: Yin.
  • La seconda parte è: il combattimento, l’essere umano che si confronta con emozioni, pensieri, stati mentali, pulsioni istintuali.
  • La terza parte è: Cielo, Padre, Maschile, Logos, Penetrante, Pieno, Determinazione, Potenza, cioè tutto ciò che è riconducibile al principio dell’energia maschile: Yang. Ed è anche la parte più lunga che contiene le altre due. E’ allo stesso tempo punto da acquisire e sintesi compiuta.
    Infatti l’essere umano compiendo il percorso dei 108 movimenti, si confronta, lotta, per unire ogni volta in un equilibrio dinamico gli opposti: Terra-Cielo, Madre-Padre, Femminile-Maschile, Ricettivo-Penetrante, Vuoto-Pieno, Yin-Yang. Equilibrio dinamico significa che non esiste un punto che si raggiunge una volta per sempre, ma che tutto è un continuo divenire.
    La forma 108, se ben praticata, parte da un punto e, al suo compimento, torna allo stesso punto da cui si è partiti ma, per parafrasare Eraclito: non è mai lo stesso punto, né lo stesso praticante.

Il Tai Chi Chuan si pratica con estrema lentezza, ascoltando sé stessi, e la forma 108 nella pratica avanzata dura quasi un’ora.

Ascoltare sé stessi significa arrivare a percepire, “coscientizzare” e “consapevolizzare” che l’emozione che sento e il modo in cui mi muovo sono la stessa cosa. “Non c’è un corpo che fa o una mente che dice, c’è una persona che si esprime” (Lowen).

Di conseguenza la tensione che sento è espressione della mia personalità, non soltanto una parte del corpo che soffre. Se il mio corpo soffre, anche la mia psiche soffre nello stesso modo e nello stesso momento.

I movimenti del Tai Chi Chuan possono aiutare a portare alla coscienza le tensioni poiché il movimento della Forma 108 è movimento al tempo stesso del corpo e della psiche. Il mio essere presente a ciò che sto facendo, ossia a ciò che sono qui e ora nella mia interezza, per il fatto stesso che lo faccio permette alla tensione di sciogliersi. Ma che cosa permette di non farla più emergere?

Il fatto che della stessa tensione io ne faccia conoscenza. Che compia cioè un atto di conoscenza di me che significa esattamente il far emergere il “contenuto” della sensazione fisica, cioè l’emozione e lo stato mentale che sono insite in essa.

La pratica della consapevolezza

Il lavoro proposto è dunque quello della pratica del Ling Tai Chi Chuan(*) e della “pratica” della consapevolezza. Termine abusato che qui sta a significare l’intenzione e la volontà di “confrontarsi” con i vissuti (emozioni e stati mentali) che sono contenuti nella sensazione. Operativamente ciò avviene con momenti di pratica della Forma Yang, momenti di rilassamento e ascolto del corpo, e relazione dialogica (verbalizzazione/messa in gioco) ossia confronto con l’emozione emersa.

Tutto ciò per accogliere i propri vissuti, rendersene responsabili, eliminare ogni genere di tensioni in modo da sviluppare un’armonia e un’attenzione che servano anche e soprattutto nell’esistere di ogni giorno, in poche parole: per poter vivere meglio.

Agrippino Musso

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Finisco di leggere e ho l’impressione che la ricerca, invece, non finirà mai

Fine del “Breve Viaggio
(o forse no!).

Breve viaggio (tra sogno e realtà) alla scoperta di alcuni aspetti della Forma Antica dello Stile Yang

Sesto capitolo

Ritorniamo al tram 108 e, appena saliti, troviamo, appoggiata sul ripiano del bigliettaio, una sfera “magica” dentro cui si vede, seduto dietro una scrivania traballante coperta da una mappa delle sfere celesti, un signore dal piglio professorale che, senza neppure salutare, comincia a parlare.

<<Fino ad ora avete ascoltato eminenti colleghi parlare di Sezione Aurea, Spirale Logaritmica, Tempo, Ritmo.

Ora vi parlerò della tridimensionalità. E mi raccomando: state attenti, perché sarò breve, non mi ripeterò, e poi rotolerò via! Dunque……>>.

MOVIMENTO NELLO SPAZIO

Movimento sferico tridimensionale e movimento circolare

Come si manifesta nello spazio l’onda di propagazione del movimento interno?

Nel Taiji Quan si parla spesso di movimento circolare; ma ancora più spesso si confonde l’“idea” del cerchio con la sua manifestazione. I Classici parlano di circolarità come idea (Yi), come percezione cui riferirsi nella pratica, e per simboleggiare la continuità, la concatenazione dei movimenti senza interruzione, conformemente all’alternarsi dello Yin e dello Yang. La forma di Tai Chi Chuan è infatti composta da una infinità di movimenti che non possono essere isolati gli uni dagli altri; la fine di un movimento segna l’inizio del conseguente.

Il cerchio però è una figura geometrica bidimensionale, ma nello spazio tridimensionale la figura di riferimento è la sfera non il cerchio! Ciò significa che quando pratichiamo disegniamo sì, forse, dei cerchi perfetti, ma dimenticando la terza componente la nostra pratica della Forma 108 (e non solo) risulterà incompleta e di conseguenza vuota. Una cosa è capire cosa significhi essere sfera un’altra è esserlo veramente! Il movimento “circolare” dovrà dunque manifestarsi come movimento sferico tridimensionale, in modo che, sezionandolo in qualunque degli infiniti piani che esso attraversa troveremo, sempre una circonferenza.

Come “essere” sfera?

Partire dal proprio centro: è l’interno che muove l’esterno.
Innanzitutto, bisogna avere la precisa conoscenza e percezione del centro della sfera ovvero del nostro centro di gravità. Esso è localizzato nel Dantien inferiore, un punto all’interno del corpo situato tre centimetri al di sotto dell’ombelico e tre centimetri in profondità.
Quindi la prima cosa da fare è centralizzarsi, focalizzarsi mentalmente nel nostro Dantien, ovvero centrarsi nel proprio essere.

Avere la percezione continua della forza di gravità, e delle altre forze in gioco, nel movimento della sfera.
Collegare Terra e Cielo Essere sempre aderente al punto di contatto mantenendo pressione costante: come l’acrobata che compie il giro della morte con la moto

Nell’esecuzione della forma non ci si alza né abbassa.
Indipendentemente dalla direzione di moto della sfera e dai suoi mutamenti, la curva tracciata dal centro di gravità dovrà sempre essere parallela al piano di scorrimento, ovvero il raggio che unisce il centro e il punto di contatto dovrà rimanere costante e perpendicolare al terreno.

Mantenere l’allineamento. 
L’
asse della sfera deve essere costantemente allineato, la sfera non si deve deformare. E’ l’applicazione del Principio delle Tre Forze (centralizzarsi nel Dantien, essere radicati al terreno, portare l’energia al sincipite), oppure quello che nei Classici si intende che “la testa deve essere come sospesa a un filo, ed il coccige retroverso”; oppure sviluppare lo Zhong Ding Jing (potere dell’asse centrale).

In quarto luogo, bisogna saper distinguere bene per poterli combinare assieme due tipi di movimento compiuti dalla sfera: la traslazione dell’asse e la rotazione attorno all’asse. Durante la traslazione l’asse deve rimanere perpendicolare al terreno e non oscillare fra una posizione e l’altra. La rotazione è un moto attorno all’asse che si compie se questo non oscilla.

Mantenere il bilanciamento.
Infine, bisognerà mantenere sempre parallele fra di loro la linea del centro di gravità che parte dal Dantien e l’asse del corpo. In questo modo, il nostro corpo, potrà muoversi con estrema stabilità e potenza.

(Roberto Benetti – Neidan italia)

Una brusca frenata e la sfera, che nel frattempo sorreggevo con la mia mano destra (ma allora sono io, diventato vecchio, quello che vedo riflesso nella sfera? Impossibile! Troppi capelli!), vola via, diventa nera, di un nero lucido, rimane sospesa per aria qualche secondo e, roteando su sé stessa, schizza fuori da un finestrino aperto scomparendo tra le prime ombre della sera, mentre ancora si sente la voce del professore gridare: <<Allineamentoooo….., Bilanciamentooo…….,Rotazioooneee…….., Respiiirooo……., mi raccomaaandooo………….!>>.

Jian, per niente sorpreso, al contrario di me, da questa incredibile scena si gira verso di me dicendo: <<Bravo, il professore!  Hai capito? Il Tai Chi Chuan sembra una cosa da niente, ma se lo vuoi scoprire veramente, in tutti i suoi aspetti, in tutte le sue implicazioni, se lo vuoi praticare veramente, non basterà una vita. Forse per questo è bello ed importante insegnarlo, farlo conoscere. Perché così l’allievo, se vuole, può continuare la ricerca, il percorso, il Lùjìng intrapreso dall’insegnante. E’ questo il suo bello! E’ così che il Tai Chi Chuan si perpetua: grazie a chi lo insegna e, insieme agli allievi, lo apprende!>>

Fine sesto capitolo

Breve viaggio (tra sogno e realtà) alla scoperta di alcuni aspetti della Forma Antica dello Stile Yang

Quinto Capitolo

<<Affrettiamoci!>>. La voce di Jian mi scuote da una sorta di sbigottimento che l’improvviso scomparire di Shifu mi ha procurato.

<<Affrettiamoci, che altrimenti arriviamo tardi alla prossima tappa>>.

Il 108 si mette in movimento appena saliamo. Mi siedo, un poco stanco e, cullato dal ritmico sferragliare sulle rotaie, mi assopisco. Ma la campanella del tram mi scuote di soprassalto, giusto in tempo per vedere davanti a noi un ampio piazzale e, al centro, un grande palazzo solidamente edificato su una base quadrata di mattoni rossi.

Per accedere bisogna salire una scalinata che si sviluppa in modo uguale a destra e a sinistra. Un ampio portico ad archi è coperto da un tetto a pagoda. Al di sopra due piani circondati ciascuno da un porticato più piccolo, ancora un tetto, poi l’ultimo piano con una grande teoria di finestre. Tutta la maestosa costruzione è coperta e dominata da un monumentale tetto a pagoda dalle tegole grigie.

Jian mi ripete: << Corriamo, che se no chiude! Questo è il tempio del Tamburo. >>

Saliamo di corsa le scale, attraversiamo il porticato ed entriamo. C’è una biglietteria, ma Jian mi dice:<<Corri, è tutto gratis oggi per te!>>.

Appena entrato vedo una grande statua di un suonatore di tamburo e sento lo scorrere di acqua. <<Affrettiamoci, quello è l’orologio ad acqua. Se l’acqua smette di scorrere finisce il nostro tempo!>>.

Arriviamo in una enorme sala la cui volta è sorretta da grandi colonne. Tra una colonna e l’altra enormi tamburi percossi da abili suonatori che fanno roteare nell’aria due mazzuole che si abbattono sulla superficie dei tamburi con un ritmo che ti coinvolge e ti fa vibrare lo stomaco, il cuore e la mente.

Improvvisamente smettono di percuotere le pelli tese e, mentre ancora le vibrazioni riverberano tra le mura del tempio, da dietro una colonna appare un monaco con un grande cappello rosso ed un mantello giallo. Si porta accanto ad un tamburo fatto con pelle di capra e comincia a parlare.

<<Wǒ huānyíng nǐ dào nǐ de zhǐdǎo!>>. (Per chi non avesse capito, vuol dire “Do il mio benvenuto a te e alla tua guida”).

<<Xièxiè! Grazie!>>, rispondo io. (Perché vi sorprendete? Ragazzi, ve lo avevo detto che, nel sogno, capisco e parlo Cinese!).

 Il monaco continua: <<Mi chiamo Jiépāi Qì (節拍器) che significa Metronomo; (che strano nome!) e ti parlerò del ritmo, così importante nella pratica del Tai Chi Chuan>>.

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IL RITMO

L’uniformità del Ritmo dipende dalla regolarità di mutamento da un “movimento” all’altro che deve quindi avere la stessa durata (come le stagioni che si alternano, l’andamento delle maree, i cicli lunari ecc.). Ma i movimenti nell’esecuzione della forma 108 in realtà sono di difficile definizione; quindi per movimento dobbiamo intendere un “moto interiore” ovvero un’accordatura armonica di Corpo – Mente – Energia che generano all’unisono una mutazione spazio-temporale della nostra dimensione psicocorporea. Ad esempio, ci si può accordare sui battiti del nostro cuore e seguire tale ritmo; oppure ascoltare il ritmo del nostro respiro e seguirlo.

In realtà, nel Tai Chi Chuan non esistono tempi, non esistono fasi, ma esiste il continuo, l’eternità dello scorrere del tempo come collegamento fra Cielo e Terra. In teoria, sarebbe possibile sviluppare questo calcolo prendendo dei pezzi di sequenza anche infinitesimali e svilupparli. Nella pratica della sequenza della forma 108, possiamo considerare il pezzo di sequenza finito più breve e semplice da eseguire quale sequenza campione, ovvero il 1° movimento Qi Shi (inizio: si alzano e si abbassano le braccia), e dimostriamo ora che il ritmo ed il tempo di esecuzione della forma è determinato da esso.

Come abbiamo visto precedentemente la figura che esprime la proprietà iterativa della sezione aurea è la spirale logaritmica. Ed essendo tale proporzione espressione dell’Armonia, possiamo supporre lo svolgimento della forma come lo “srotolamento” della spirale logaritmica in un segmento finito e considerare la sua lunghezza come il tempo impiegato a percorrerlo.

È interessante notare come la spirale sia una composizione della figura perfetta, la circonferenza, in particolare il quarto di circonferenza, ovvero il Cielo, con la forma geometrica “finita” per eccellenza, il quadrato, ovvero la Terra, all’interno del quale si va a creare l’arco di circonferenza. E l’Uomo? L’Uomo trasforma, collega i due elementi cercando di far fluire le due energie all’interno di sé per armonizzarle.

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I suonatori di tamburo ricominciano con un ritmo frenetico e il monaco scompare dietro le colonne.

Ritorniamo al tram 108 e, appena saliti, troviamo, appoggiata sul ripiano del bigliettaio, una sfera “magica” dentro cui si vede, seduto dietro una scrivania traballante coperta da una mappa delle sfere celesti, un signore dal piglio professorale che, senza neppure salutare, comincia a parlare.

<<Fino ad ora avete ascoltato eminenti colleghi parlare di Sezione Aurea, Spirale Logaritmica, Tempo, Ritmo.

Ora io, Professor Whirling (il cognome è Inglese; in Cinese si direbbe Jiào shòu fǎng shā 教授纺, Professor Roteante in Italiano) vi parlerò della tridimensionalità. E mi raccomando: state attenti, perché sarò breve, non mi ripeterò, e poi rotolerò via!

Dunque……>>.

Fine del quinto capitolo

Breve viaggio (tra sogno e realtà) alla scoperta di alcuni aspetti della Forma Antica dello Stile Yang

Quarto capitolo

Il tram 108 fa un’altra ampia curva e il fiume riappare in tutta la sua maestosità. Aggrappato alla sua riva ecco un villaggio dal nome Shíjiān, che significa Tempo (時間). Il villaggio è abbarbicato su un promontorio roccioso che scende a picco sul fiume. Le case, tutte di legno, con tegole grigie sui tetti a pagoda, si affacciano sul fiume. Le più vicine all’acqua sono dotate di balconi pensili, sostenuti da robusti pali incastrati sulle rocce che scendono a picco sul fiume.

Scendiamo dal tram abbastanza lontano da Shíjiān e, sorpresa delle sorprese, sentiamo chiamarci.

Sapete da chi? Shifu (师父), il Maestro di Kung Fu Panda. Proprio lui!

Senza troppi convenevoli ci dice di sederci sull’erba e subito inizia: <<Vi parlerò del tempo. Non del villaggio che vedete, ma del tempo, quella dimensione che esiste insieme allo spazio e che percepiamo a seconda dei nostri diversi stati d’animo. Il tempo, funzione così importante nell’apprendimento, nella comprensione e nell’esecuzione della forma 108.>>

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IL TEMPO

Per cercare di capire la Forma Antica non possiamo fare a meno di considerare queste tre ulteriori dimensioni della sua esecuzione.
Partendo dalle fasi costitutive della sequenza della forma 108, Terra, Uomo, Cielo, si tratta di trovare la legge temporale che regola queste tre fasi. Poiché queste sono legate dall’Armonia, esse saranno collegate secondo la proporzione aurea, ovvero la fase Terra sarà sezione aurea della fase Uomo e la fase Uomo sezione aurea della fase Cielo.

Quindi, la durata di esecuzione della fase Terra dà il ritmo alla forma, che, se svolta in armonia, viene mantenuto per tutto il suo svolgersi.

Detto il rapporto aureo (1,618033…….) possiamo costruire la seguente equazione:

Forma 108 = T(Terra) + U(Uomo) + C(Cielo), dove partendo dal tempo della fase Terra, quello successivo discende direttamente dal precedente moltiplicato per il fattore 1,618033.

Ciò significa che se noi calcoliamo il tempo impiegato nel compiere la fase Terra (1^ parte della forma) e lo moltiplichiamo per il fattore arrotondato 1,618033 otterremo il tempo della fase Uomo che moltiplicato per il fattore darà il tempo della fase Cielo, nell’ipotesi che la forma sia svolta in perfetta armonia.

Ad esempio, se impieghiamo 4 min. per compiere la prima sezione, il tempo teorico sarà di 21 minuti circa.

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Shifu termina la sua lezione dicendo:<<Comunque, a proposito del tempo, sappiate che ieri è storia… domani è un mistero… oggi è un regalo ed è per questo che si chiama presente!>>  

Con un inchino ci saluta e scompare.

<<Affrettiamoci!>>. La voce di Jian mi scuote da una sorta di sbigottimento che l’improvviso scomparire di Shifu mi ha procurato.

<<Affrettiamoci, che altrimenti arriviamo tardi alla prossima tappa>>.

Fine del quarto capitolo

Breve viaggio (tra sogno e realtà) alla scoperta di alcuni aspetti della Forma Antica dello Stile Yang

Terzo capitolo

Pesante, ragazzi! Seguire il professore è stato pesante!
Pausa per il thé, ci vediamo fra 10 minuti.
Meno male!
Il professore sparisce e Jian mi porta in una stanza dove a servire il thé ritrovo un ragazzo che avevo più volte ammirato al Festival dell’Oriente. Come facevano gli antichi pescatori cinesi, fa roteare nell’aria la teiera di rame, con il suo lunghissimo becco, che, alla fine di innumerevoli volteggi e spirali, resta come sospesa per aria mentre il thé riempie le tazzine di pregiata porcellana cinese.   

Suona un gong e Jian mi sollecita a rientrare in aula. Quasi mi scotto la lingua per finire il thé rapidamente. Rientriamo in aula ma, invece del professore, un bambino di circa 7 o 8 anni sta in piedi davanti alla lavagna che, invece di formule astruse come prima, mostra un’infinità di operazioni semplicissime, scritte con grandi gessi colorati. Mi siedo e il bambino comincia a parlare.

<<Nǐ hǎo, il mio nome è Guāng () che, nella tua lingua, vuol dire Luce.

Il mio collega di prima, il professor Fēnxī (分析), che vuol dire Analisi, vi chiede scusa ma è dovuto scappare d’urgenza perché deve presiedere la commissione d’esame per l’annuale verifica di tutti i Gran Maestri, che ancora studiano e praticano presso il Centro Interiore del Tai Chi Chuan. Sapete cosa dice il Principio numero 8:

  • NÈI WÀI XIĀNG HÉ: unire la parte esterna con quella interna.

E così mentre voi praticate di là, all’esterno, loro, i Grandi Maestri del passato, praticano di qua, nella realtà interiore!

Ma adesso ascoltami bene, perché ti parlerò di una cosa che sembra difficile ma che, osservando attentamente la natura, potrai prima intuire e poi comprendere.>>

<<Ma a te chi le ha spiegate queste cose difficili di cui mi vuoi parlare? Sei così giovane! Sei un bambino!>> dico un po’ sgomento.

<<Me ne ha parlato il nonno Hàoqí Xīn (好奇心)che vuol dire Curiosità. Lui dice che bisogna avere una mente libera, pulita, aperta e curiosa. La mente di un bambino, appunto.

Come la tua guida Jian, che la prima volta che è venuto qui era proprio un bambino.

Ma adesso ascoltami, per favore.>>

E comincia a raccontare (da non credere) della “sezione aurea” e della “spirale logaritmica” come regola fondamentale in natura e quindi applicabile anche all’essenza del Tai Chi Chuan.

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LA MAGIA DELLA FORMA 108 FRA “SEZIONE AUREA” E “SPIRALE LOGARITMICA”

Il rapporto aureo è una proporzione fra il segmento considerato e la sezione aurea; dividere un segmento in sezione aurea significa dividerlo in due parti tali che la maggiore sia media proporzionale tra l’intero segmento e la parte restante, ovvero tale che il rapporto fra il segmento e la sezione aurea sia uguale al rapporto tra la sezione aurea e la parte rimanente.

La sezione aurea era nota fin dall’ antichità: basti pensare che fu usata dagli Egiziani nella costruzione della piramide di Cheope (l’altezza è con molta approssimazione la sezione aurea del lato di base) e dai Greci in quella del Partenone (l’altezza delle colonne, dalla cima alla base, è sezione aurea dell’altezza totale dell’edificio).

La sezione aurea, numero irrazionale che vale 1,6180339887… gode di una proprietà molto importante per ciò che ci interessa, la proprietà iterativa, ovvero aggiungendo ad un segmento la sua sezione aurea si ottiene un nuovo segmento di cui quello dato è sezione aurea.

Dall’applicazione di tale proprietà (con un procedimento apparentemente complicato di costruzione successiva di rettangoli e curve) si arriva a disegnare una curva detta spirale logaritmica.

Tale curva si ritrova in natura in numerosissime manifestazioni della vita animale e vegetale, ad esempio nella conchiglia del Nautilus. Infatti, le spirali del Nautilus sono costruite sulla struttura della spirale logaritmica.

In Astronomia, le galassie si sviluppano e si strutturano lungo una spirale logaritmica..

Applicato alla forma di Tai Chi Chuan, osserviamo che le posizioni possono aprirsi o chiudersi, aumentare o diminuire senza che la struttura del movimento si alteri minimamente, e mantenendo la potenza inerente alla propria struttura.

Possiamo quindi dedurre che l’essere umano, nel “tradurre” il Divino, l’Armonia che da esso promana, ha identificato nella proporzione aurea e nella spirale logaritmica una sua manifestazione.

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Senza dire un’altra sola parola, Luce uscì dalla grande aula.

Che concetti difficili, Jian! Ma tu hai capito qualcosa? Come fa un bambino così piccolo a sapere tutto questo?

<<Quante domande, Michele! Te lo ha spiegato. Semplicemente ascolta ed accogli dentro di te tutte queste cose, con interesse, lasciando che il tempo faccia maturare i semi. In Cina dicono: ”Gouqi suizhe shijian he daocao shengzhang”.>> (Ma va’ là? Non ci credo!  Come in Italia: col tempo e con la paglia maturano le nespole!)

Jian apre il volto in una grande risata.

Il tempo sta volando! E’ passato velocemente ed é già pomeriggio.

Si sente uno scampanellio insistente.

<<Corriamo! Saltiamo di corsa sul tram 108 che, se lo perdiamo, troviamo tutto chiuso…….>>.

Il tram si mette in movimento, tra mille cigolii.

La nebbia comincia a diradarsi. Vedo più chiaramente il paesaggio. I binari cominciano a scendere costeggiando un fiume che forma bellissime anse tra cui l’acqua fluisce calma ma possente. Una barca sta attraversando il corso d’acqua. I due rematori non ostacolano la forza della corrente, anzi la assecondano traendone vantaggio.

Il binario fa un’ampia curva e ci ritroviamo a    costeggiare una grande duna di sabbia sulla cui cresta serpeggiante due uomini camminano, trasportando sulla spalla due pesanti ceste ciascuno, appese ad un bastone.

Jian, osservando, dice: <<Allineamento, bilanciamento, rotazione, respiro!>>

Il tram 108 fa un’altra ampia curva e il fiume riappare in tutta la sua maestosità. Aggrappato alla sua riva ecco un villaggio dal nome Shíjiān, che significa Tempo (時間).

Il villaggio è abbarbicato su un promontorio roccioso che scende a picco sul fiume. Le case, tutte di legno, con tegole grigie sui tetti a pagoda, si affacciano sul fiume. Le più vicine all’acqua sono dotate di balconi pensili, sostenuti da robusti pali incastrati sulle rocce che scendono a picco sul fiume. Scendiamo dal tram abbastanza lontano da Shíjiān e, sorpresa delle sorprese, sentiamo chiamarci.

Fine del terzo capitolo

Breve viaggio (tra sogno e realtà) alla scoperta di alcuni aspetti della Forma Antica dello Stile Yang

Secondo capitolo

Con qualche sobbalzo e stridere dei freni sulle ruote il tram si ferma. Attento alle spiegazioni di Jian (ma è davvero così vecchio? 108 anni?!? Boh?!?) non mi accorgo che tutto intorno è calata una grande nebbia, non vedo al di là di pochi metri. La guida mi dice di seguirlo.  Entriamo in una stanza con pareti elicoidali che mi danno le vertigini.

Siamo accolti da un professore che comincia a parlare (sempre in Cinese, e io lo capisco!), senza neppure presentarsi.

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IL SIGNIFICATO DEL NUMERO 108

Fra i praticanti della forma 108 stile Yang, si intende di solito che la forma praticata contenga 108 movimenti o posizioni. Ma questa ipotesi è insoddisfacente perché i criteri usati per determinare esattamente ciò che costituisce un movimento variano considerevolmente. In realtà, esistono centinaia di “sotto-movimenti” ai tradizionali 108, il che rende assai difficile la determinazione numerica dei movimenti. Si possono individuare 108 sequenze, con nomi più o meno suggestivi, ma se approfondiamo la cultura orientale scopriamo che il numero 108 ha per gli orientali, ma non solo per essi, un significato che trascende l’aspetto puramente numerico quantitativo ed entra in quello molto più misterioso dell’interpretazione numerologica.

Il numero 108, soprattutto nelle Culture orientali, sembra veramente essere il “PIN” (Personal Identification Number) di connessione dell’uomo e la sua immanenza con la Creazione e la sua trascendenza.

Nelle antiche Religioni orientali il numero 108 è considerato “numero sacro”. Nell’Induismo, Buddhismo, Sikhismo, Giainismo, ecc…  esso ha un significato, appunto, “trascendente” ed in molte regioni indiane è legato alle pratiche dello yoga e del Dharma.

  • Il Mala, il rosario indiano e del Akṣamālā buddhista, è formato di 108 grani.
  • Le divinità induiste hanno 108 nomi.  
  • È il numero dei peccati nel Buddhismo tibetano.
  • È il numero delle stelle considerate sacre nell’astrologia cinese.
  • In Giappone, alla fine dell’anno, una campana è suonata 108 volte per salutare il nuovo anno. Ciascun rintocco rappresenta una delle 108 tentazioni materiali cui una persona deve resistere per raggiungere il Nirvana.
  • È il numero dell’al-Kawthar, il più corto tra i Sura del Corano.
  • Ci sono 108 linee di energia, o nadi, che convergono a formare il chakra del cuore.
  • 108 è un numero “Harshad”, significa che è un numero intero positivo divisibile per la somma delle sue cifre. Harshad significa “grande gioia” in sanscrito.
  • Il diametro del Sole è 108 volte il diametro della Terra.
  • La distanza tra il Sole e la Terra è 108 volte il diametro del Sole.
  • La distanza media della Luna dalla Terra è 108 volte il diametro della Luna.
  • In astrologia, l’argento metallico si dice che rappresenti la luna. Il peso atomico dell’argento è 108.                                                                                                                                           
  • Il numero 108 simboleggia l’unione di Siva e Shakti: la Creazione del Mondo.

Il numero 108, analizzato simbolicamente, è così spiegato:

  • 1 = bindu (simbolo della condizione germinale): è il punto dal quale inizia la creazione e si sviluppa la molteplicità;
  • 0 = sunyata (la qualifica di vuoto): il vuoto, quello stato da raggiungere se ci si vuole liberare dal Samsara (ciclo perenne del divenire; trasmigrazione; corso dell’indefinita successione di nascita-vita-morte-rinascita);
  • 8 = ananta (senza fine): è l’infinito, il senza fine.

Dai Classici del Tai Chi otteniamo queste informazioni:

  • Tai Chi = 1,
  • Wu Chi = 0,
  • Gli Otto trigrammi (Bagua) = 8

Nella logica informatica,1 e 0 sono gli elementi fondamentali della logica binaria (bit) mentre 8 rappresenta la parola (byte) che possiamo costruire da essi.

E’ più probabile che il numero 108 applicato al Taiji Quan trovi le radici della sua applicazione nelle influenze buddiste che tale arte marziale, così come altre, ricevette nel corso della storia da parte di questa religione. Bisogna risalire al concetto delle 108 Bonno (un termine di complessa traduzione che può essere reso con Contaminazioni, Illusioni, Passioni).

E’ una tendenza asiatica quella di rappresentare concetti profondi, come quello delle 108 Bonno, in cose ordinarie. Profondi, interiori significati vengono catturati nelle forme mondane esteriori. Ad esempio, i monasteri buddisti si raggiungono di solito dopo aver percorso 108 gradini.

Altri (Walmsley) ritengono che 108 rappresenti la struttura angolare dei movimenti della forma. Secondo questa interpretazione, l’esecuzione corretta dei movimenti della forma dovrebbe rispettare la cosiddetta “struttura 108°”. 108° sono gli angoli formati in un pentagono regolare e gli angoli derivati da esso sono 36°, 54°, 72°. Tutti questi angoli si ritrovano all’interno della forma misurando le angolazioni formate dagli arti e dal corpo durante l’esecuzione. La figura geometrica del pentagono ha un richiamo evidente nella Teoria dei 5 elementi taoista, e nella nostra cultura la stella a 5 punte, ottenuta unendo i vertici del pentagono, era il simbolo dei Pitagorici che vedevano in essa alcune importanti proprietà geometriche; infatti la sua costruzione si basa sulla sezione aurea (vedi più avanti) e da essa si riesce a generare la curva detta spirale logaritmica. All’interno della forma il movimento a spirale è insito nell’esecuzione corretta della stessa in accordo con i Classici del Tai Chi Chuan.

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Pesante, ragazzi! Seguire il professore è stato pesante!

Pausa per il thé, ci vediamo fra 10 minuti.

Meno male!

Il professore sparisce e Jian mi porta in una stanza dove a servire il thé ritrovo un ragazzo che avevo più volte ammirato al Festival dell’Oriente. Come facevano gli antichi pescatori cinesi, fa roteare nell’aria la teiera di rame, con il suo lunghissimo becco, che, alla fine di innumerevoli volteggi e spirali, resta come sospesa per aria mentre il thé riempie le tazzine di pregiata porcellana cinese.   

Suona un gong e Jian mi sollecita a rientrare in aula. Quasi mi scotto la lingua per finire il thé rapidamente. Rientriamo in aula ma, invece del professore, un bambino di circa 7 o 8 anni sta in piedi davanti alla lavagna che, invece di formule astruse come prima, mostra un’infinità di operazioni semplicissime, scritte con grandi gessi colorati. Mi siedo e il bambino comincia a parlare.

<<Nǐ hǎo, il mio nome è Guāng () che, nella tua lingua, vuol dire Luce.

Il mio collega di prima, il professor Fēnxī (分析), che vuol dire Analisi, vi chiede scusa ma è dovuto scappare d’urgenza perché deve presiedere la commissione d’esame per l’annuale verifica di tutti i Gran Maestri, che ancora studiano e praticano presso il Centro Interiore del Tai Chi Chuan. Sapete cosa dice il Principio numero 8:

  • NÈI WÀI XIĀNG HÉ: unire la parte esterna con quella interna.

E così mentre voi praticate di là, all’esterno, loro, i Grandi Maestri del passato, praticano di qua, nella realtà interiore!

Ma adesso ascoltami bene, perché ti parlerò di una cosa che sembra difficile ma che, osservando attentamente la natura, potrai prima intuire e poi comprendere.>>

Fine secondo capitolo

Breve viaggio (tra sogno e realtà) alla scoperta di alcuni aspetti della Forma Antica dello Stile Yang

Tram 108

“Chi conosce gli altri è intelligente,
ma chi conosce sé stesso è saggio.
Chi conquista gli uomini è forte,
ma chi conquista sé stesso è potente.”

(Lao-Tsè, Tao Te Ching)

Dopo una giornata di intensa pratica, cena e doccia. Un po’ di noiosa TV e poi a letto, Mi sono addormentato profondamente.

La mattina successiva mi sento ancora stanco. Mentre Carla mi versa il caffè mi rendo conto che la mia stanchezza è l’effetto reale di un viaggio onirico durato tutta la notte. Stranamente per me, ricordo perfettamente tutto quello che la mia mente ha creato in quella notte e cercherò ora di raccontarlo.

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Mi trovo in un grande deposito dell’ATM, tipo quello di via Leoncavallo a Milano. Uno strano personaggio mi fissa. E’ vestito da Jedi, con un gran mantello e un ampio cappuccio che gli copre parzialmente il viso, brandisce minaccioso una spada dalla lama luminosissima. Parlando in Cinese Mandarin mi invita a salire su un vecchio tram. Io stranamente lo capisco. Oh, ragazzi, capisco il Cinese. Lo guardo con più attenzione e un poco intimorito. Ho l’impressione di conoscerlo. Le sembianze del volto mi sono familiari.  Io, questo qui, l’ho già visto, penso tra me e me mentre trovo posto su una scomoda panca di legno. Mi guardo intorno e mi accorgo di essere l’unico passeggero.

L’uomo incappucciato, continua a parlare in Cinese e io comunque capisco tutto. (Mi toccherà tradurre tutto!) Potenza dei sogni!

Il tram ha un numero in evidenza sul suo fronte: il 108.

Sferragliando, comincia a muoversi. Il guerriero prima “spegne” la spada, che sembra un neon, la ripone sotto l’ampio mantello e poi comincia a parlare.

<<Tong Xue Men Hao. Mi chiamo Jian (Spada) e ho 108 anni>>

 Ma chi è? Dorian Grey?  Ne dimostra sì e no 54! Va be’, al massimo 68. Toh! Eppure io, questo qui, da qualche parte, l’ho già visto!

E continua: <<Caro Michele, mentre ci avviamo verso la prima fermata cercherò di darti una sommaria idea della così detta Forma Antica dello Stile Yang, resa popolare dal Maestro Yang Cheng-Fu (1883-1936).>>.

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In un suo libro, pubblicato nel 1931, il Maestro Yang Cheng Fu parla di una routine di 85 movimenti. Il Maestro Cheng Man-Ch’ing, in un testo pubblicato nel 1934, descrive 94 movimenti, mentre il Maestro Fu Zhong-Wen nel suo libro ‘Insegnamento del Taijiquan stile Yang’ parla di 88 movimenti.
Il Gran Maestro Cheng Man Ch’ing (Cina 29.7.1901 / Taiwan 26.3.1975), riconosciuto come uno dei più grandi maestri di Tai Chi Chuan del ventesimo secolo, grazie alle esperienze acquisite al contatto diretto con il Gran Maestro Yang Chen-Fu, portò a termine il lavoro che lo ha reso celebre nel campo del Tai Chi Chuan. Egli semplificò la Forma Yang tradizionale, riducendola da 108 a 37 posture (da qui il nome “Forma 37”) con lo scopo di diffonderla e farla apprendere il più velocemente e facilmente possibile.

Altri maestri descriveranno 103, 105, 108 movimenti, fino ad arrivare ai 150, dettagliati dai Maestri T.T. Liang e S.A. Olsen.

Sebbene le posture della Forma, anche detta ‘lunga’, siano numericamente definite in modi diversi da questi valenti Maestri, essenzialmente la sequenza, le posture, il flusso non differiscono in nessuna delle descrizioni.

In questo elaborato parleremo della forma Yang di 108 “movimenti”, creata da Yang Lu Chan (1799-1872) modificata e addolcita in seguito dal nipote Yang Chen Fu (1883-1936).

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Jian conclude dicendo: <<A me piace però indicare la forma con il numero 108, per i significati profondi che questo numero porta con sé.Ah, ma eccoci appunto alla prima fermata del nostro viaggio.>>
Con qualche sobbalzo e stridere dei freni sulle ruote il tram si ferma. Attento alle spiegazioni di Jian (ma è davvero così vecchio? 108 anni?!? Boh?!?) non mi accorgo che tutto intorno è calata una grande nebbia, non vedo al di là di pochi metri. La guida mi dice di seguirlo.  Entriamo in una stanza con pareti elicoidali che mi danno le vertigini.

Fine del primo capitolo.